IL MERAVIGLIOSO MAGO DI OZ

Guido Scarabottolo

IL MERAVIGLIOSO MAGO DI OZ

Folklore, leggende, miti e fiabe hanno accompagnato l’infanzia in ogni epoca, perché ogni giovane sano, possiede un salubre e istintivo amore per le storie fantastiche, meravigliose e irreali.


Le fiabe alate dei Grimm e Andersen hanno recato più felicità ai cuori dei bambini che non tutte le atre creazioni umane [...] E’ giunta l’ora, però, di una serie di racconti meravigliosi, più nuovi. [...] La storia del Mago di Oz fu scritta unicamente per allietare i bambini di oggi. Essa aspira ad essere un racconto di fiabe modernizzato, in cui sono mantenute la meraviglia e la gioia, mentre i patemi d’animo e gli incubi non ci sono più. Con questa premessa L.Frank Baum, ormai centodieci anni fa, apre il romanzo che lo ha reso famoso: Il Mago di Oz. Scritto in soli tre mesi, la storia racconta le avventure di Dorothy e del suo cane Totò, alla ricerca del Mago di Oz a cui chiedere il modo per tornare a casa. Con lei come compagni di viaggio: lo Spaventapasseri in cerca di un cervello, il Boscaiolo in cerca di un cuore e il Leone in cerca del coraggio. Le avventure verso la città di Smeralda, si concludono con la rivelazione che il Mago altro non è che un ciarlatano e con Dorothy che riesce a tornare a casa grazie alle sue scarpette argentate. Il romanzo dunque, sebbene privo di quella morale propria della favola classica, insegna comunque come l’imparare a credere in se stessi sia un aspetto importante per vivere al meglio non solo con se stessi ma anche con gli altri. Il libro, pubblicato la prima volta nel 1900, era accompagnato dalle illustrazioni di William Wallace Denslow definite da molti innovative per il loro dilagare nella pagina scritta. In poche settimane il romanzo raggiunge un tale successo da spingere Baum a scrivere altre tredici volumi. In Italia il Mago di Oz arriva solo nel 1944, anche se l’edizione più famosa è quella del 1978 con la traduzione di Masolino d’Amico. La fortuna della storia del Mago di Oz, passa anche attraverso il teatro e il cinema e soprattutto in quest’ambito, la pellicola più famosa rimane quella del 1939 di Victor Flaming per la quale il British Film Institute ha curato il restauro del Technicolor.